TARANTO SOTTERRANEA
La necropoli urbana di Taranto è il settore della città greca meglio documentato rispetto agli altri contesti cittadini. Già dalla fine del XIX secolo,con l’attuazione del regio decreto che dà possibilità alla cittadinanzadi costruire al di fuori delle mura dell’isola della Città Vecchia, l’espansione edilizia porta alla luce le prime tombe dell’antica area sepolcrale. Oggi, con la supervisione della Soprintendenza per Patrimonio Culturale Subacqueo, alcune delle tombe sono accessibili e inseriti in un percorso turistico.
TOMBA DEGLI ATLETI – via Crispi
All’angolo tra via Pitagora e via Crispi è visibile una grande tomba a camera, posta in prossimità degli assi viari principali del tessuto urbano greco e ritenuta uno dei più importanti monumenti dell’architettura funeraria tarantina di età arcaica (fine VI – inizi V sec. a.C.).
A pianta quadrangolare ed interamente costruita e pavimentata in blocchi regolari di carparo, la struttura presentava una copertura originaria con lastroni e architravi, anch’essi in carparo, sostenuti da due colonne doriche, allineate al centro del vano.
Lo spazio interno risulta organizzato sul modello dell’andròn, la sala da banchetto riservata agli uomini nella casa greca arcaica: i sette sarcofagi, uno dei quali mai utilizzato, sono disposti – come i letti conviviali (le klinai) – lungo le pareti.
Nello spazio centrale sono presenti copie del ricco corredo di accompagnamento, posizionato all’esterno e all’interno dei sarcofagi.
Gli oggetti, come anche la struttura tombale, alludono agli aspetti rappresentativi della cultura aristocratica tarantina: l’atletismo ed il simposio. Particolare rilievo è riservato, al centro della camera funeraria, all’anfora panatenaica, premio tributato agli atleti vincitori nel corso delle gare che caratterizzavano le feste celebrate ad Atene in onore della dea Atena.
Questo straordinario monumento funerario costituisce, quindi, – per dimensioni, impianto e corredo – un’evidente testimonianza dell’alto livello sociale di appartenenza degli individui sepolti, uniti in vita – come in morte – da affinità politiche, culturali ed ideologiche.
AREA DI NECROPOLI – via Marche
L’area archeologica rappresenta il più grande settore con destinazione funeraria, attualmente fruibile della polis greca. Conserva al suo interno, infatti, circa 140 sepolture, riconducibili ad una delle zone più significative della necropoli tardo classica ed ellenistica.
Gli scavi effettuati hanno permesso di accertare una frequentazione del sito – prevalentemente per usi funerari – dalla fine del VII/prima metà del VI sec. a.C. fino al termine del III sec. a.C.
L’area consente di iniziare, in maniera agevole, una visita all’interno della necropoli della città greca, il cui impianto subisce un notevole sviluppo a partire dalle vicende politiche del V sec. a.C., allorché si registra l’ampliamento dell’abitato con la costruzione della cinta muraria difensiva e l’organizzazione di un tessuto stradale regolare che si estende sino ad interessare anche la necropoli.
In questo settore la distribuzione delle sepolture sembra aver rispettato assi viari già esistenti in età arcaica: due in senso nord–sud ed uno in direzione est–ovest, probabilmente identificabile con una vera e propria plateia (la “via larga” delle poleis greche). E’ possibile riconoscere isolati regolari, progressivamente occupati da lotti familiari di deposizioni, fino alle soglie della definitiva conquista romana di Taranto del 209 a.C.
Sono qui concentrate diverse tipologie di tombe: dalle tombe a sarcofago a quelle più semplicemente scavate nella terra o nella roccia, oppure rivestite da lastre di carparo, il più delle volte caratterizzate da una controfossa e provviste di copertura a doppio lastrone, a superfici piane o a spiovente.
Emergono, tra le altre, le tombe a camera – espressione di nuclei sociali più agiati – collocabili fra il IV ed il III sec. a.C., quando si rinnova la pratica della monumentalizzazione del sepolcro, interdetta dalle “leggi sul lusso” del secolo precedente che avevano imposto un’esibizione meno sfarzosa delle architetture e ritualità funerarie. Individuate in numero di otto, esse si collocano in posizione eminente, all’incrocio degli assi stradali o nei punti nodali degli isolati. Accessibili attraverso un dromos a gradini o a scivolo, risultano interamente costruite con blocchi regolari di carparo o parzialmente ricavate nella roccia e completate, sulla sommità, da blocchi squadrati e cornici aggettanti; le pareti si presentano – nella maggior parte dei casi – intonacate e dipinte. All’interno è visibile il letto funebre (kline), intagliato nella roccia, con piedi decorati, con modanature e superfici stuccate e dipinte.
TOMBA A QUATTRO CAMERE FUNERARIE – via Pasubio
L’ipogeo (noto in ambito locale come ipogeo “Genoviva”), relativo ad un nucleo familiare di ceto sociale elevato ed utilizzato tra il IV ed il III sec. a.C., testimonia – dopo l’interruzione agli inizi del V sec. a.C. – una nuova fase di monumentalizzazione della necropoli. La maestosità dell’edificio è, tra l’altro, confermata dalla presenza dei numerosi elementi architettonici relativi al naiskos, monumento funerario esterno che accoglieva una statua marmorea, di cui si sono rinvenuti frammenti. L’unicità della planimetria – sviluppata sul modello della casa a pastas, con le camere allineate sul lungo vestibolo – la particolare cura architettonica e decorativa rendono questa tomba a camera estremamente interessante. Una scala di accesso (dromos) immette in un lungo vestibolo a pianta rettangolare, su cui si aprono quattro celle funerarie, caratterizzate da un prospetto con semicolonne di ordine dorico. La struttura perimetrale, parzialmente intagliata nel banco roccioso, risulta costruita nella parte superiore con blocchi regolari di carparo, sormontati da una cornice modanata, su cui si impostava una copertura a lastroni. Le camere settentrionali presentano – a differenza delle altre due – pilastri di carparo originariamente provvisti di capitelli. Le pareti, interamente intonacate conservano tracce della decorazione pittorica e la cornice di coronamento è ornata da un meandro in rosso e azzurro su fondo chiaro. Le porte delle celle – inquadrate dalle semicolonne – sono del tipo a doppio battente con dente d’incastro o monolitiche. All’interno della camera in asse con l’ingresso è visibile un letto funebre (kline), realizzato in un blocco monolitico di carparo, con margini rilevati in corrispondenza delle testate; nelle altre celle il letto funebre era probabilmente realizzato in legno, come documentato dalle quattro fossette angolari per l’alloggiamento dei piedi. Lo strato uniforme di intonaco – sulla linea di incastro fra i battenti delle porte e sui punti di giunzione con la parete monumentale – consente di ipotizzare una sigillatura delle singole celle successivamente al loro utilizzo.
TOMBA A CAMERA – via Pio XII
All’ipogeo, databile nei primi decenni del III sec. a.C., si accede attraverso un corridoio ove sono conservati la porta litica
a doppio battente, dipinta a riquadri – ad imitazione delle porte lignee – ed alcuni blocchi squadrati di carparo con rosette a rilievo in giallo, pertinenti al soffitto della camera funeraria.
Il dromos a nove gradini, ricavati nella roccia, immette in un piccolo vestibolo da cui si accede alla camera funeraria, in parte scavata nel banco roccioso e originariamente rifinita in alto da una cornice modanata.
Sulla parete di fondo è possibile ancora notare le tracce di una decorazione a ghirlande sospese a nastri, al di sopra di una zoccolatura in rosso, e una fascia in azzurro, in prossimità della cornice.
Ai lati della camera si conservano due klinai (letti funebri), con cuscino a rilievo e piedi a volute ioniche contrapposte, dipinti in giallo e rosso.
Nel sito è conservata, inoltre, una tomba a semicamera.
CRIPTA DEL REDENTORE – via Terni
L’ipogeo – un unicum nel panorama storico–artistico della città di Taranto – è articolato in due spazi affiancati e intercomunicanti. Il primo è una grotta artificiale, caratterizzata dalla presenza, in posizione centrale, di una sorgente perenne collegata all’esterno da un pozzo; il secondo ambiente è riconoscibile come una tomba a camera di età romana, alla quale si accede attraverso un dromos a dodici gradini posto sul lato sud. La tomba, a pianta quadrangolare con il lato di circa 4 metri e il soffitto lievemente arcuato al centro, presenta sulle pareti delle nicchie semicircolari, scandite con regolarità, utilizzate presumibilmente per conservare le urne cinerarie. In età medievale il lato est della tomba è stato interessato dall’escavazione di una grande abside che conserva una serie di affreschi palinsesti, di cui l’ultimo rappresenta una Deesis, con il Cristo Pantocratore situato al centro tra San Giovanni e la Vergine. Altri affreschi, raffiguranti santi di tradizione orientale, sono presenti all’esterno dell’abside; in particolare, è possibile osservare i Santi Basilio, Euplo e pochi frammenti di un San Biagio. Gli affreschi sono datati al XII–XIII secolo.
Riferimenti bibliografici:
Archivio Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo
- Ferretti, Lo spazio funerario a Taranto in età Greca, Tesi di laurea in archeologia e storia dell’arte greca e romana, a.a. 2010-2011 https://www.academia.edu/24556802/LO_SPAZIO_FUNERARIO_A_TARANTO_IN_ET%C3%80_GRECA
Testi:
https://www.facebook.com/Taranto-Sotterranea-455202184608479/
Didascalia immagine in evidenza: Tomba dell’atleta_via Genova